CHIRURGIA PROTESICA
La protesi totale d’anca
L’articolazione dell’anca è costituita dalla componente del bacino, detta acetabolo, e dalla parte superiore del femore, la testa ed il collo. L’impianto di protesi totale d’anca è un intervento molto diffuso nel mondo, uno degli interventi che vengono eseguiti di più, definito infatti l’intervento del secolo per la sua diffusione e i suoi risultati. Ogni anno, in Italia, vengono eseguiti più di 100.000 interventi chirurgici di protesi totali d’anca, più di 300.000 negli Stati Uniti. L’intervento di protesi d’anca si è dimostrato essere sicuro ed efficace, capace di migliorare significativamente la qualità di vita riducendo il dolore e migliorando la funzionalità dell’anca nella vita di tutti i giorni.
Quando è indicato l’intervento di protesi totale d’anca?
Sulla base dell’esame clinico e radiografico, è possibile stabilire le necessità dell’intervento in funzione dell’età e delle aspettative del paziente. In genere l’intervento è indicato quando il problema dell’anca e il dolore limitano sensibilmente le attività di vita quotidiana e l’autonomia della persona.
La protesi d’anca è formata da diverse componenti: una coppa acetabolare o cotile, che è la parte che viene impiantata nel bacino, uno stelo, che è la componente che viene impiantata nel femore, e una testa che si inserisce sullo stelo e si articola con la componente acetabolare.
All’interno della coppa acetabolare si trova un inserto, che può essere di diversi materiali come polietilene, una plastica speciale ad elevata resistenza, o ceramica. Questo inserto acetabolare viene a contatto e si articola con la testa femorale, che a sua volta può essere composta da acciaio o ceramica, a seconda dei casi e del paziente. Quando si parla di cemento invece, si intende il metodo di fissazione della protesi all’osso.
Nella maggior parte dei casi la protesi è progettata in modo da incastrarsi nell’osso senza bisogno di alcun “fissante” (press-fit). Quando però la qualità dell’osso non è buona e non permetterebbe una corretta stabilità della protesi al momento dell’impianto, allora si può utilizzare un cemento per fissare le componenti protesiche all’osso.
Lo studio delle radiografie preoperatorie e le caratteristiche del paziente, ci permettono di stabilire quale sia l’impianto più idoneo da utilizzare.
L’intervento può essere praticato in anestesia spinale, ovvero addormentando solo la gamba da operare, o generale, in relazione alle condizioni ed esigenze personali del paziente e al giudizio dell’anestesista. L’anestesia spinale, quando possibile, è da preferire date le minori complicazioni pre e postoperatorie ed un migliore controllo del dolore dopo l’intervento rispetto all’anestesia generale.
DOPO L'INTERVENTO
Dopo l’intervento di protesi d’anca è necessario eseguire controlli ortopedici regolari per valutare lo stato di salute della protesi. Le protesi infatti non durano per sempre, ma sono soggette ad usura, e per questo motivo bisogna fare dei controlli regolari. Per conservare al meglio la protesi d’anca è utile non aumentare di peso, e condurre una vita sana ed attiva. Normalmente sono indicate delle visite di controllo ogni 1-2 anni, in modo da monitorare lo stato della protesi e soprattutto dell’osso interno alla protesi, e individuare il momento più idoneo nel quale eseguire l’intervento di sostituzione della protesi, detto revisione, prima che la condizione locale sia molto compromessa. La domanda più frequente che il paziente rivolge riguarda la durata dell’impianto. Le variabili che contribuiscono ad un buon risultato sono di ordine biologico, meccanico e di tecnica chirurgica. Si può affermare che la buona premessa biologica e lo sviluppo tecnologico delle protesi garantiscono un buon risultato a lungo termine nella maggior parte dei paziente, anche dopo 15-20 anni.